Consapevoli del ruolo decisivo recitato da Carducci per l’affermazione di Scipione Lapi e del suo Stabilimento, e quindi della stessa economia locale, il municipio di Città di Castello sentì doverosa una pubblica attestazione di stima nei suoi confronti. Nell’acclamarlo cittadino onorario, il 29 agosto 1905, si placarono una volta tanto in consiglio comunale le acute tensioni che opponevano la maggioranza liberal-monarchica alla minoranza socialista.
Pronunciò il discorso ufficiale il prof. Pietro Tommasini Mattiucci: “[…] Giosuè Carducci, acconsentendo di dirigere l’opera monumentale del Muratori, la cui rinascenza critica ben si confà col rinnovamento politico della nazione, la cui ricostituzione storica ben si rannoda all’affermazione della storia nazionale iniziata nello scorso secolo, ebbe fede di storico, di critico, di italiano in una impresa sbocciata e maturata nella città nostra, in una di quelle antiche sedi umbre, lambite dal Tevere, ch’Egli aveva ripetutamente cantate. E l’opera gigantesca, illuminata del suo raggio, vive e da lampi di luce, alimentata dalla coltura italiana, in tutte le regioni del mondo civile. Così il nome di Città di Castello unito a quello glorioso di Giosuè Carducci, varca l’Oceano e sfida lo spazio”.
La deliberazione municipale così recitava: “Il Consiglio Comunale di Città di Castello, adunato in sessione straordinaria, acclama concittadino onorario Giosuè Carducci, vate glorioso d’Italia, cantore dell’antica storia e delle bellezze umbre, e che dirigendo l’opera monumentale dei Rerum, edita dallo Stabilimento Lapi, compie mirabilmente l’alta Sua opera rinnovatrice di critico nazionale”.
Il consigliere dell’opposizione Luigi Maltoni, ferroviere, nell’associarsi “entusiasticamente” all’omaggio a Carducci, dette voce all’auspicio dei socialisti di una maggiore divulgazione della cultura: “Il patrimonio artistico della nazione non sia riservato a una ristretta cerchia di persone, ma divenga patrimonio collettivo nel senso che anche gli operai per una più diffusa e completa istruzione possano partecipare a quei godimenti artistici, che ora sono loro preclusi”.
Carducci inviò una lettera di ringraziamento il 23 settembre, sulla quale poté apporre solo la firma. Tommasini Mattiucci così la commentò: “[quelle parole] non son vergate dalla sua mano, già fatta stanca, ma sono certamente dettate da Lui, e sotto di esse pose la propria firma, come il leone posa il suo piede, vigoroso sull’arena del deserto […]”. Ecco il testo della lettera: “Fra le molte dimostrazioni di affetto che mi pervengono dalle città italiane, gratissima poi è stata la significanza d’onore di Città di Castello: anzitutto per l’antica attenzione che lega l’animo mio alla austera e pensosa e leggiadra bellezza di cotesta regione e delle sue memorie; poi per le cure e le fatiche che mi costò la edizione del Rerum Italicarum, così alacremente e animosamente presa a fare dal nostro Scipione Lapi, anima d’oro. Abbiatene dunque la gratitudine del vostro per la vita affezionato concittadino”.