Quanto alle questioni locali, sia dalle colonne de “La Rivendicazione”, sia da quelle dell’“Avanti!”, Pierangeli continuò a spronare la comunità tifernate a lottare per la ricostruzione della ferrovia e per l’apertura di nuove strade tra Umbria e Toscana, a progettare una razionale espansione della città, a realizzare una nuova sede per le scuole elementari. […]
Nonostante proponesse un’azione politica di ampio respiro, la dialettica interna alla sezione del partito socialista di Città di Castello lo vide alla fine soccombere. Il 19 febbraio del 1949 firmò “La Rivendicazione” per l’ultima volta da direttore. Nel numero del 5 marzo un comunicato della sezione annunciava un brusco cambiamento di indirizzo: “Il giornale deve essere sempre l’espressione del pensiero di tutti i compagni, che qui hanno egual diritto a far valere il loro punto di vista su questioni politiche e su questioni locali, anche se non vi sia unanimità di giudizio e di tono. Per questa ragione la sezione socialista ha creduto opportuno costituire un comitato di redazione, perché il giornale non venga giudicato espressione di una o poche persone, ma sia ed appaia la voce di tutti”.
L’avvocato rimase comunque nella redazione per alcuni mesi. La sua effettiva emarginazione avvenne a settembre, quando, insieme a Bruno Ricci, che lo aveva affiancato nella gestione del giornale, si fece da parte adducendo non precisati “motivi personali”.
L’evento prestò il destro alle stoccate polemiche di “Voce Cattolica”, che accusò i marxisti estremisti del P.S.I. di aver “gentilmente messo alla porta” Pierangeli su pressione del partito comunista, il “partito ‘padrone’”. E pensare – scrisse don Pietro Fiordelli – che l’avvocato era stato il rifondatore e la spina dorsale del giornale, per il quale aveva profuso tante energie intellettuali e persino denaro. Bianco Spino definì Pierangeli “l’apologeta castellano” di un marxismo visto come “superamento moderno del Vangelo”, come “salvezza dei popoli” e strumento di “redenzione popolare”. Quindi si rivolse direttamente a lui: “Avvocato, adesso ha capito che cosa è il marxismo? Avevamo torto quando presentavamo il marxismo come putrido materialismo, come negazione della persona umana, come teoria dell’uomo bestia e del popolo gregge, come la più ferrea, la più tetra, la più inumana delle dittature? […] Lei che era così velenosetto, così velenoso contro la Chiesa… Ringrazi Dio che si trova in Italia. Qua dove ‘comanda’ il famigerato De Gasperi”. “La Rivendicazione” non replicò.
Sunto, senza note, tratto da A. Tacchini, Giulio Pierangeli: l’uomo e il politico, in Giulio Pierangeli. Scritti politici e cronache di guerra, a cura di A. Lignani e A. Tacchini, Istituto di Storia Politica e Sociale Venanzio Gabriotti, Petruzzi Editore, 2003.