Pierangeli con personaggi di spicco della Fattoria Autonoma Tabacchi.
Al servizio della città
Giulio Pierangeli non fu coinvolto personalmente nei drammatici eventi del 1921. Non ricopriva incarichi politici e godeva di universale stima per l’impegno pubblico a favore di importanti realtà cittadine rimaste estranee alle aspre lotte di fazione. Continuò a seguire con dedizione particolare le vicende della Scuola Operaia. Riuscì inoltre a realizzare un obiettivo che si prefiggeva sia dal primo anno della presidenza della Società Patriottica degli Operai: la fusione delle associazioni di mutuo soccorso cittadine. Avvenne nel dicembre del 1921.
In quel tumultuoso 1921 poté frequentemente commentare le vicende politiche nazionali nelle pagine de “La critica politica”. Lo continuava a colpire innanzitutto il degrado della politica, con partiti che obbedivano esclusivamente a interessi elettorali e dominati da “consorterie”. Quanto ai contenuti del rinnovamento, ribadì le convinzioni federaliste e la condanna contro la burocrazia e il fiscalismo. Continuò inoltre a ritenere imprescindibile il superamento del sistema elettorale proporzionale a suffragio universale, perché non tutelava i ceti produttivi. […]
Tra il 1922 e il 1924, mentre il Partito Nazionale Fascista acquisiva un saldo controllo della società locale l’attività pubblica di Giulio Pierangeli non subì condizionamenti. Fu tra i promotori della Mostra Retrospettiva del Ferro Battuto, che nel 1922 confermò il ruolo della Scuola Operaia come centro propulsore sia della valorizzazione dell’artigianato artistico, sia del rilancio dell’intera economia tifernate. Intanto viveva a stretto contatto con il mondo tipografico di Città di Castello. Aveva già avuto la soddisfazione di veder consolidata e costituita in cooperativa l’“Unione Arti Grafiche”; volle dare un ulteriore tangibile contributo a questa industria diventando azionista della “Pliniana” di Selci Lama, dove si stampava la rivista di Oliviero Zuccarini.
Pierangeli fu anche tra i promotori di una delle iniziative culturali più significative sorte nel Ventennio fascista: la rivista bimestrale “L’Alta Valle del Tevere”. A questa esperienza, protrattasi con periodicità costante dal 1933 al 1938 e sporadica dal 1940 al 1942, collaborarono intellettuali sia della parte umbra che toscana della valle, che contribuirono in maniera decisiva a consolidare un’identità altotiberina a lungo disgregata da innaturali confini regionali, e prima ancora statali. Gli articoli di Pierangeli-Feuerbach trattarono soprattutto quelle questioni economiche per le quali nutriva una particolare predilezione.
Sunto, senza note, tratto da A. Tacchini, Giulio Pierangeli: l’uomo e il politico, in Giulio Pierangeli. Scritti politici e cronache di guerra, a cura di A. Lignani e A. Tacchini, Istituto di Storia Politica e Sociale Venanzio Gabriotti, Petruzzi Editore, 2003.