Proprio in quell’ultimo scorcio dell’anno, assumeva un rilievo pubblico un’altra ramo di attività di Roberto. I bambini dell’asilo d’infanzia e della colonia montana recitarono al Teatro La Vittoria la sua operetta “Il convegno delle fate”. Da anni egli lavorava con i fanciulli, specie negli istituti religiosi. Si prestava volentieri a dare una mano a suore e sacerdoti, insegnando i primi rudimenti di musica e di canto ed addestrando cori parrocchiali e conventuali. Talmente facile gli riusciva la composizione, che non se la sentiva di rifiutare brani richiesti per circostanze particolari. I manoscritti di Arcaleni, conservati in più archivi privati, portano testimonianza di vena artistica, di fecondità e di eclettismo. Sono operette, vaudeville, romanze, canti-gioco, macchiette, inni, canzoni per coro e solisti, opere di natura sacra e profana: certo dovettero rendere felici gli educatori che abbisognavano di brani musicali per i loro fanciulli, quegli istituti religiosi che potevano contare su musiche originali per la loro attività liturgica e sociale. Emblematica a tal riguardo, nel marzo del 1923, fu la festa del Pensionato Sacro Cuore, l’istituto creato dal vescovo Carlo Liviero: in quell’occasione il “maestrino” compose la romanza “La bandiera” per una delle sue voci predilette, il tenore Elia Zucchetti, attivissimo tipografo, corista e filodrammatico; inoltre musicò la vaudeville “Quei birichini”, scritta da don Agostino Bardi, che, insieme a don Serafino Rondini, dettò le parole di molte delle sue canzoni. Ed è emblematico il ricordo di Giuseppe Paci dell’aiuto disinteressato di Arcaleni ai giovani del Teatrino del Seminario: “Il maestrino ci aveva fiducia, ci componeva musiche, canzoni, arie, operette, motivi di occasione, specialmente per San Carlo, che ricordava l’onomastico del compianto mons. Liviero; e in quelle circostanze ci dava il meglio che avesse il mondo musicale castellano e raccoglieva in quel piccolo teatro, intorno a sé, il povero Gigi Arcaleni, Basilide Morelli, Emilio Micchi, il prof. Vezio Lensi, dell’‘Augusteo’…”.
L’estratto manca delle note presenti nel testo Roberto Arcaleni “il Maestrino” (Scuola Grafica dell’IPSIA, 1995).