Nelle celebrazioni della Vittoria tenute nel 1923, Gabriotti ebbe modo di mettere temporaneamente a tacere quanti si accanivano contro di lui. Incaricato di tenere un discorso, si fece interprete di tutti gli ex-combattenti, soprattutto dei “lacerati nelle carni”, di quelli che al passaggio del corteo erano stati “compassionati, perché claudicanti e disfatti nel corpo”. Quando incitò ad un amore di Patria capace di librarsi al di sopra delle divisioni di parte e di fede, il folto pubblico gli tributò un’imponente manifestazione di simpatia.
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Il Fascio sapeva di aver poco da temere dalle elezioni del 6 aprile 1924. Siccome l’unico oppositore in grado di poter limitare in qualche modo il previsto successo era Gabriotti, “Polliceverso” non tardò a lanciargli frecciate polemiche.
Il responso delle urne attribuì alla lista principale del P.N.F., con 4.688 voti nel comune, il 65% circa dei consensi. Gli altri partiti non raccolsero che le briciole. I “popolari”, cui andarono solo 413 voti, si confermarono assai meno rappresentativi di quanto non lo fossero mediamente in Italia. I fascisti si vantarono di aver conseguito tale risultato lasciando ai cittadini la massima libertà di voto.
Durante la campagna elettorale il P.P.I. aveva assunto un atteggiamento di prudente antifascismo, evitando comunque ogni alleanza con gli altri partiti democratici. Nonostante il suo striminzito risultato, i fascisti temettero che esso potesse diventare una compatta e molesta compagine d’opposizione. Ciò suggerì una nuova offensiva intimidatoria.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.