Nel gennaio del 1920 Gabriotti fu riconfermato alla presidenza dell’U.S. Tiferno. Si trattava solo di un incarico onorifico, poiché altri organizzavano le manifestazioni sportive; però lui serviva a dare prestigio all’associazione e a garantirle i necessari appoggi. All’inizio del mese successivo fu eletto vicepresidente della sezione dell’Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra, diventando così il più stretto collaboratore del fondatore Gustavo Bioli. La "Mutilati" svolgeva un ruolo importante, aiutando nel disbrigo delle pratiche burocratiche per pensioni, ricerca di lavoro e altri benefici sia i reduci che le vedove e gli orfani di guerra. Gabriotti iniziò allora ad offrire il suo contributo volontario in questa paziente e complessa attività di assistenza a povera gente ignara di questioni amministrative e burocratiche, guadagnandosi una riconoscenza popolare mai venutagli meno.
A marzo trovò finalmente una stabile occupazione. Lo nominarono Subeconomo dei Benefizi Vacanti, ufficio dipendente dal Ministero per la giustizia e gli affari del culto. In qualità di amministratore dei beni ecclesiastici, lavorò a stretto contatto sia con le autorità civili che con l’ambiente religioso, urbano e rurale, sviluppando una fittissima rete di conoscenze. Si impratichì ancor più di affari burocratici, mettendo la propria esperienza al servizio dei tanti postulanti, di ogni colore politico e di ogni classe sociale, che ricorrevano a lui per risolvere i problemi più vari. L’incarico, anche perché l’ufficio aveva sede nel palazzo vescovile, gli dette l’opportunità di frequentare assiduamente Liviero e di stringere con lui una solida intesa.
L’estratto è una sintesi del testo in Venanzio Gabriotti e il suo tempo (Petruzzi Editore, 1993).